Schiavi della comunicazione… come riprendere il controllo?

Sul lavoro, per strada, in autobus, a casa. Guardiamoci attorno, guardiamo quante persone (probabilmente anche tu) stanno guardando il cellulare, scrivendo messaggi, mandando email, reagendo a qualche notifica. Purtroppo molti stanno scrivendo mentre guidano, abitudine che è attualmente una delle maggiori cause di incidenti stradali.
Proviamo a notare quante persone non sono presenti, non sono contestualizzate, stanno rispondendo a stimoli non presenti in quel momento, ma che derivano da un mezzo di comunicazione che richiama ad un altro luogo, un’altra realtà.
Stiamo svolgendo un’attività, per uno scopo, magari circondati di persone, eppure la nostra mente viene pervasa dalla tentazione di comunicare con qualcuno che è altrove, con uno scopo, a sua volta circondato di persone.
Mentre la vita scorre di fronte a noi, veniamo istintivamente richiamati da qualche aggeggio elettronico che ci fornisce continuamente futili distrazioni. E’ un meccanismo automatico, scarsamente consapevole, una sorta di condizionamento del tutto simile a quello originariamente studiato con i cani.

Siamo ancora padroni dei nostri mezzi di comunicazione, o ne siamo schiavi? Siamo noi che ne dettiamo i tempi, o sono loro che decidono? Riusciamo a non rispondere, attendere, riflettere? Sappiamo ancora porre tutta la nostra attenzione in un’attività, senza dare una sbirciatina allo smartphone?
Riflettiamo su come lo stare assieme si stia modificando e come stia diminuendo il tempo in cui ci si guarda negli occhi, ci si racconta con coinvolgimento, si discute animatamente oppure semplicemente ci si annoia assieme, in silenzio.
Una parte di noi è perennemente altrove, una parte di noi è sequestrata dallo smartphone.

Come riprendere padronanza sulla nostra comunicazione virtuale? Vediamo alcuni spunti di riflessione:

Non raggiungibili.
Non c’è alcun motivo per cui dobbiamo essere sempre e comunque a disposizione, online; possiamo stare da soli, o in compagnia, e spegnere i mezzi di comunicazione. Abbiamo vissuto per migliaia di anni così e non ha mai rappresentato un problema.
Riflettere prima di rispondere.
Non sempre la prima risposta è quella che vale, oppure rispondere immediatamente è efficace. Ripristiniamo la capacità di riflettere, nostro principale strumento di evoluzione.
Stare in silenzio.
Non c’è alcun motivo per cui si debba sempre parlare o scrivere. Il silenzio non è pericoloso.
Presenti nel qui e ora.
I mezzi di comunicazione non devono toglierci la possibilità di godere del momento presente, indebolendo la nostra capacità di concentrazione. Una notifica è semplicemente una notifica, non rendiamola un tiranno. I momenti più importanti della nostra vita sono accaduti in diretta, con noi, mentre stavamo vivendo il presente.
Aspettare prima di comunicare.
Non tutto ciò che ci passa per la testa è urgente, non tutto ciò che ci passa per la testa merita risposta immediata.
Stabilire delle priorità.
Abbiamo la possibilità di non rispondere immediatamente, ritenendo altre questioni più importanti. Rispondere sempre e comunque non fa altro che confondere la nostra gerarchia di priorità.
Comunicare con gentilezza.
Se mi cerchi, probabilmente hai bisogno di me, quindi fallo con gentilezza; non costa nulla e funziona! Molto probabilmente risponderò con gentilezza, poiché quest’ultima è contagiosa. Anche se virtualmente… salutami, ringraziami, esprimiti educatamente.
Esprimersi correttamente.
La fretta non è una giustificazione plausibile per maltrattare la nostra meravigliosa lingua; inoltre, esprimerci scorrettamente non ci rende più efficienti, tutt’altro. Una comunicazione efficace è prima di tutto una comunicazione in cui il messaggio è chiaro.
Procrastinare.
Invece di dire/scrivere tutto e subito, possiamo rimandare e tenere qualcosa da parte; ogni interazione dal vivo diventerà più interessante. Non c’è fretta. Raccontiamoci guardandoci negli occhi.
Attribuire il giusto valore.
Seppur lo strumento possa essere il medesimo, non tutto ciò che viene comunicato ha lo stesso valore, non tutte le opinioni meritano la stessa attenzione. Valutiamo le fonti, esercitiamo la nostra coscienza critica.
Educazione.
Ogni volta che utilizziamo lo smartphone in pubblico, per chiamare, scrivere o inviare un messaggio vocale, comunichiamo agli altri che ciò che sta accadendo altrove merita maggior attenzione ed è più importante di ciò che sta accadendo qui e ora.
Meno è meglio.
Anche se comunicare con continuità ci dà l’impressione di lavorare proficuamente, in realtà la ricerca ci dimostra che spostare continuamente l’attenzione da ciò che stiamo facendo a ciò che stiamo comunicando diminuisce la nostra produttività.


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